Accostare il nuovo al vintage

Accostare il nuovo al fascino del vintage. Un ritorno al passato di stile e con gusto “mixology”.

La moda è uno dei settori che più ha sofferto la crisi negli ultimi anni, ma anche perché si diversifica più di prima negli acquisti, anche col vintage. E per negozianti e artigiani, schiacciati dal fast fashion, c’è la carta del “fine good”.

 

Accostare il nuovo al fascino del vintage. La parola d’ordine oggi è mixare. Dal drink (col mixology tornato di gran voga) al food (con i vari fusion e le innovazioni ai piatti della tradizione), dall’arredamento (il new classic) all’abbigliamento (il modern retrò), il vecchio e il contemporaneo si fondono in armonie di stili che creano il nuovo senza però ricorrere a stravaganze o eccessi; anzi, si attinge a ciò che c’è e si crea personalizzando. Anche Giorgio Armani non fa mistero di trarre ispirazione dagli anni ’30 per il suo stile. Boglioli nel giugno scorso ha aperto a Milano il suo primo monomarca che ricorda un appartamento signorile anni ’60.

 

vintage

 

E si rivaluta anche il vintage. Perché con la crisi che ha portato i consumi di abbigliamento a registrare un calo importante negli ultimi anni – dal 2008 a oggi 2 italiani su 3 hanno ridotto la spesa per i vestiti secondo un’indagine di Cna -, sono sempre di più gli uomini e le donne decisi a risparmiare qualche euro senza rinunciare alla qualità e alle tendenze.

 

Un angolo dal gusto "classic" del ristorante "Molto" a Roma
Un angolo dal gusto “classic” del ristorante “Molto” a Roma

 

“La crisi ha portato il vintage a essere rivalutato soprattutto da due tipi di portafogli: chi ha poca disponibilità economica ma non vuole rinunciare alla qualità e chi acquistando decide di fare una sorta d’investimento in un capo senza tempo”, spiega Gloria Spaini, responsabile comunicazione di Next Vintage.

In fondo cosa c’è di più affascinante di un tweed (magariHarris Tweed) o di un trench vissuti?

 

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Robert Redford nel suo tweed in “I tre giorni del condor”

 

Anche Sarah Jessica Parker, quella di Sex&The City (in cui i richiami al vintage sono ricorrenti), una volta a Roma per le riprese di un film, non ha resistito a un giro tra le bancarelle del mercatino di via Sannio.

 

Sara Jessica Parker al mercatino di via Sannio
Sara Jessica Parker al mercatino di via Sannio

 

Sì, perché se è vero che il fast fashion può essere utile e divertente non è certo l’intramontabilità che premia marchi quali Zara, H&M, Gap, OVS

Pur riservando piacevoli sorprese quanto a stile e rapporto qualità/prezzo, i loro capi non sono per niente immortali. Non durano più di qualche stagione nei casi più fortunati e difficilmente diventeranno pezzi cult.

I fast fashion sono stati premiati dalla capacità di immettere sul mercato dei capi d’abbigliamento in tempi molto brevi (ormai settimanalmente), vendendoli a prezzi competitivi. Caso emblematico di questo modello è proprio Zara, il più grande fashion retailer del mondo, che fa parte del gruppo Inditex (insieme ai brand Massimo Dutti, Zara Home, Pull&Bear,Bershka, Oysho). Secondo quanto riportato da BusinessWeek, Zara produce circa 450 milioni di capi all’anno e solo nel corso del 2013 ha aperto 110 negozi in tutto il mondo.

 

L'ingresso di Zara di Corso Vittorio a Milano
L’ingresso di Zara di Corso Vittorio a Milano

 

La moda è uno dei settori che più ha sofferto negli ultimi cinque anni, ma anche perché si diversifica più di prima negli acquisti. E il negoziante, in alcuni casi anche artigiano, vince la sfida della crisi e dei colossi proprio se riesce a trasformare l’acquisto in un’esperienza piena e vissuta da parte del cliente, in emozione.

Schiacciati tra i colossi del fast fashion, quelli della moda – col fenomeno outlet all inclusive – e la crisi, i negozi annaspano. I dati di Confesercenti non lasciano dubbi: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 (circa 27.000 imprese) era sparito, bruciando un capitale di investimenti di circa 2,7 miliardi di euro; di questi, 3.300 erano negozi di abbigliamento.

Nonostante le difficoltà, la sfida qui si può giocare su tre fattori: qualità, personalizzazione e ricercatezza. E la differenza la fanno sempre la cura e l’attenzione al cliente.

Oltre ai concept store, di cui si è già parlato approfonditamente qui, altre due interessanti realtà del panorama urbano sono le botteghe storiche e le botteghe artigiane. Realtà che fanno parte del panorama e dell’identità delle nostre città, presidi che assicurano la cura e la pulizia delle vie, luoghi di incontro e di rapporto umano.

Oggi posso tranquillamente mettere una giacca Armani col pantalone Zara (meglio non il contrario ma… de gustibus), la camicia Oviesse e la cravatta vintage comperata al negozio dell’usato o quella sartoriale fatta per me. La risposta del consumatore alla crisi è stata questa. Sta ai commercianti cogliere il cambiamento e andare incontro alle nuove esigenze; abbandonando sul nascere ogni velleità di lotta ai colossi, ma offrendo la personalizzazione e la ricercatezza. In fondo, il mondo è bello perché è vario no? O, forse meglio, miscelato. E nel mio Old Fashioned la ciliegina è d’obbligo!

 

Alcuni esempi di botteghe storiche e artigiane a Roma per regali di gusto e stile

 

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Cruciani & Bella

Piazza San Lorenzo in Lucina, 34

Tel. 066876394

http://www.crucianiebella.it

 

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FG Albertelli

Piazza del Parlamento, 9B

Tel. 066873793

http://www.fgroma.com

 

 

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Sartoria Tioli

Via Giano della Bella, 16

Tel/Fax 0644233534

http://www.sartoriatioli.it/abiti-su-misura/

 

 

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Gorgone – Charlot

Via Padova, 29/31

Tel. 0644236919

http://www.gorgone-charlot.it

 

 

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Castiglioni 1927

Corso Trieste, 23

Tel. 0644250937
http://castiglionidal1927.it

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