Intervista a Roberto E. Wirth; 40 anni di Hassler, Roma e i nuovi progetti

Roberto Enrico Wirth, quinta generazione di una dinastia di albergatori svizzeri, è proprietario e direttore generale dell’Hotel Hassler di Roma, che guida in prima persona, e consulente per la gestione di diversi noti ristoranti di lusso all’estero, tra cui “Vetro” all’interno dell’Oberoi Mumbai e “Travertino” all’interno dell’Oberoi di Nuova Delhi. Quest’anno, il 125° anniversario dalla fondazione dell’Hotel ricorre col quarantennale della sua carriera. La sua rappresenta una figura imprenditoriale unica nel panorama turistico, italiano e non solo.

“Fin da bambino, sordo profondo dalla nascita, ho potuto vedere con i miei occhi e vivere ‘in prima persona’ il lavoro di mio padre – racconta Wirth a Gugsto.it -. Ho vissuto da sempre la realtà alberghiera: vivevo in hotel, mangiavo in hotel, tutta la nostra vita era sincronizzata con quella dell’hotel. E’ stato come un lavaggio del cervello, ciò mi ha spinto a voler intraprendere la professione di albergatore”.

 

D Signor Wirth, a 125 anni dalla fondazione l’Hassler continua ad essere un’icona dell’hotellerie mondiale, qual è il segreto del vostro successo? Il lusso da solo non basta a spiegarlo…

R “Nei diversi lavori di restyling abbiamo fatto molta attenzione a mantenere l’identità storica dell’Hotel senza però dimenticare che bisogna guardare al futuro. Ecco allora che l’Hassler si propone oggi con un ambiente classico ed elegante dove spiccano anche elementi contemporanei, per un perfetto equilibrio tra passato e presente. Il “segreto”, se così lo si vuole chiamare, è continuare a stupire i nostri ospiti e confermarsi come quell’Hotel indipendente che rimane iconico, leggendario e incomparabile. Insomma, vogliamo che l’Hassler continui ad essere la location per eccellenza quando si viene a Roma. L’Hassler è la mia passione e questa mi ha spinto a fare sì che, in tutti questi anni, potesse sempre essere un Hotel al passo con i tempi”.

 

D La storia di un Hotel che ha fatto esso stesso storia è quindi componente importante di questo successo?

R “Il richiamo al prestigioso passato dell’Hotel e alla sua storia è sicuramente molto sentito dai nostri ospiti, fa parte del nostro retaggio e della nostra eredità e ha contribuito alla fame di cui gode oggi. Questo però non significa che i nostri ospiti non si aspettino tutti i comfort che la modernità può oggi offrire. Tanti sono stati i lavori di rinnovamento e altri ce ne saranno. Posso dire che l’Hassler è stato un “pioniere” per tanti versi: il primo hotel a Roma ad aprire una Penthouse suite con una terrazza privata di 150 mq al settimo piano; nel 1978 abbiamo organizzato il primo cenone di Capodanno in un hotel della Capitale (prima gli hotel erano chiusi), e ancora abbiamo introdotto il brunch… e mia madre Carmen organizzò, negli anni ’60, il primo pranzo per celebrare il giorno del Ringraziamento”.

 

D Come è divenuto l’Hassler simbolo di eccellenza nell’ospitalità?

R “Non si può” è un’affermazione che non deve esistere all’Hassler. Se una cosa non è realmente fattibile si deve trovare un modo alternativo per esaudire le richieste. La vera abilità è nel sapere gestire le cose. E’ una dedizione totale. E questa dedizione si trasmette ovunque: nello stile, nell’accoglienza, nei servizi offerti, nello staff”.

 

D Lei è nato a Roma e ci vive e lavora da 40 anni. Da simbolo della “Dolce vita” degli anni ’60 la città sembra essere diventata simbolo di degrado. Lei come vede Roma oggi? Quale è stato, secondo lei, lo spartiacque tra la “Grande Bellezza” – per usare un’altra citazione cinematografica – e la grande bruttezza di “una città ferma, stanca, moscia, priva di qualsiasi idea di futuro” (per utilizzare le stesse parole del regista Premio Oscar Paolo Sorrentino)?

R “Roma da un lato è unica per bellezza, fascino ed evocazione, però non riesce a raggiungere gli standard di servizi delle altre Capitali europee. I servizi primari sono inadeguati (come i mezzi pubblici) e, unitamente all’incuria, finiscono per offrire un’immagine negativa della città. Inoltre, a Roma manca un “sistema lusso”, ad esempio club, luoghi di ritrovo, grandi eventi di richiamo internazionale e altri servizi al turismo adeguati agli standard internazionali. Sono pochi i romani che parlano inglese, ma, ora, con le nuove generazioni la situazione sta migliorando. Roma rimane sempre la città che sorprende per la sua bellezza e per la sua ricchezza storica e culturale. E’ un museo a cielo aperto. Da questo punto di vista il suo fascino è inalterato. Altro plus di Roma da considerare è il clima. In tutti questi anni, però, è come se la città fosse stata lasciata a se stessa, le istituzioni latitano, non si prendono responsabilità. Sono i privati che si devono muovere per cercare di ridare il lustro che Roma merita. Molti di noi romani stiamo davvero lavorando per migliorare la città, una città che noi amiamo molto. Ad esempio, io mi batto sempre in prima persona per la tutela ed il decoro dell’area di Piazza di Spagna”.

 

D Roma vede un proliferare di marchi internazionali. Un anno fa Hilton ha inaugurato il nuovo Aleph Rome Hotel, della sua Curio Collection, vicino piazza Barberini e Via Veneto; per la prossima primavera è prevista l’apertura del nuovo Hotel De La Ville da parte di Rocco Forte Hotels, proprio accanto all’Hassler; tra il 2020 e il 2022 aprirà il Bulgari Rome Hotel a piazza Augusto Imperatore; non vi sentite un po’ “accerchiati”? Ha già pensato – o sta pensando – a nuove strategie di promozione per quanti non sono attratti dalle grandi catene? 

R “L’arrivo di nuovi competitor nel settore lusso non è solo uno stimolo a fare sempre meglio e a distinguersi, ma è un plus per la città e la sua immagine che beneficia dell’arrivo di tutti questi player. Migliora la qualità della città, Roma ha bisogno di alberghi di qualità. Io tengo a Roma, sono legato alla mia città e vorrei che tornasse ad essere la “grande” di una volta e ad essere considerata tra le prime mete desiderate dai viaggiatori. L’Hassler, essendo un albergo indipendente, ha un suo carattere, una sua personalità, una sua storia e, questo, sta diventando molto raro. I grandi marchi internazionali tendono a standardizzare tutto, non considerano le origini e la storia di ciascun albergo e, soprattutto, non tengono conto della città, dove si trovano”.

 

D L’Hospitality di lusso viene sempre più arricchita dall’offerta di beni esperienziali. Non si sceglie più solo il Paese ma l’indirizzo giusto: l’hotel diventa esso stesso destinazione per l’originalità delle esperienze proposte. Cosa fate e cosa farete per affascinare e fidelizzare sempre più i vostri clienti?

R “I viaggiatori sono sempre più esigenti. Chiedono maggiore flessibilità, immediatezza nelle risposte, vogliono essere stupiti e si aspettano che i loro desideri vengano anticipati. I viaggiatori cercano esperienze uniche che possano diventare dei ricordi memorabili. Inoltre, da una parte vogliono sentirsi cittadini del mondo e “immergersi” nella vita dei paesi che visitano e, dall’altra, in termini di accommodation, vogliono sentirsi come a casa. Non basta più offrire una bella camera, il livello del servizio deve essere sempre più elevato e personalizzato. Le camere devono comunque essere comode e spaziose oltre che lussuose e, in questo, l’Hassler è impegnato in un continuo adeguamento del prodotto. Cerchiamo di rispondere a questo trend offrendo ai clienti il top in termini di servizi unici, comfort. L’attenzione ai desideri della clientela, la posizione unica e ineguagliabile, il servizio impeccabile, l’affabilità dello staff, la nostra offerta gastronomica – Imàgo e la sua cucina gourmet con vista panoramica, l’Hassler Bistrot a livello della hall, una cucina che rispecchia la tradizione italiana e romana – fanno di questo Hotel una “seconda casa” o, meglio, l’accogliente residenza romana di numerosissimi affezionati clienti. Il personale è uno degli elementi chiave dell’ospitalità, investiamo molto in training specifici per dare ai nostri dipendenti tutti gli strumenti necessari per fornire ai nostri ospiti un servizio ineguagliabile”.

 

D Tra le esperienze da raccontare dell’Hassler, c’è sicuramente una cena al ristorante Imàgo che gode di una vista mozzafiato su Roma e vanta la cucina creativa contemporanea dello chef Francesco Apreda. Col restyling dello scorso anno, nel decennale della nascita, lei ha voluto rendere ancora più confortevoli e accoglienti gli spazi: la moquette, per una miglior insonorizzazione, un nuovo sistema di illuminazione con luce diretta sul tavolo per focalizzare meglio l’attenzione sui piatti, e la cantina climatizzata a vista. Imàgo ha raggiunto le Tre Forchette della guida del Gambero Rosso Roma 2018 e i 3 cappelli de la Guida ai ristoranti dell’Espresso. Cosa manca ancora per arrivare alla seconda Stella Michelin, che alcuni moralmente già gli attribuiscono?   

R “Questa eccellenza assoluta è stata riconosciuta, per il secondo anno consecutivo dalla Guida Gambero Rosso 2019, che ha assegnato al ristorante Imàgo le 3 Forchette, il massimo riconoscimento che questa guida assegna. “Il tocco personale è essenziale”, così è stato anche nel momento in cui ho deciso di trasformare in ristorante gourmet il locale che mio padre, Oscar Wirth, decise di creare nel 1956, in occasione della totale ricostruzione della struttura dopo la guerra: il Rooftop dell’Hotel Hassler fu il primo ristorante con panorama mozzafiato sulla città, anticipando così la tendenza internazionale a utilizzare le terrazze per la ristorazione. Inizialmente l’idea venne accolta con qualche perplessità e stupore: fino ad allora, infatti i ristoranti erano tutti al ground floor. Ma l’iniziale ritrosia fu presto vinta e il Rooftop Restaurant dell’Hassler conobbe grande notorietà non solo per la vista che si poteva godere, ma anche per la raffinata cucina escoffier. Nel 2006, ho desiderato e realizzato un locale unico, che fosse di stampo internazionale ma che avesse un fascino particolare e irripetibile, riconosciuto come una delle meraviglie di Roma: il luogo irrinunciabile ove trascorrere una serata indimenticabile. Così nasce “Imàgo” che rappresenta la mia visione, il mio sogno. Sono quindi felice che a Imàgo venga riconosciuto un posto ai massimi livelli della ristorazione italiana: insieme allo Executive Chef Francesco Apreda, che ho posto alla guida del ristorante, credo che l’eccellenza totale sia l’unica via. Tra l’altro, lo Chef Apreda è cresciuto qui all’Hassler diventando una delle colonne dell’albergo; propone piatti innovativi che racchiudono la classicità della cucina italiana rivisitata con il suo inconfondibile stile fatto di memoria, ricerca, gusto e immaginazione: raffinate creazioni dai sapori e colori orientali, mirabilmente e sapientemente intrecciati con i sapori della nostra tradizione. La cucina di Imàgo può essere definita come un percorso tra cucina mediterranea ed emozioni, tra sapori italiani e profumi esotici. Fanno da cornice: un servizio unico e un team molto affiatato. Continuiamo in questa direzione a aspettiamo…”

 

D Dopo le esperienze del luxury resort in Umbria e dell’antica residenza di lusso in Toscana, è tornato a concentrare la sua attenzione su Roma, tra l’Hassler e l’adiacente “Il Palazzetto”. Continuerà a restare focalizzato su Roma o è aperto a valutare investimenti anche fuori? Se sì, da quali località potrebbe essere interessato…?

R “Ho notato che, molto spesso, i clienti dopo aver vistato Roma si trasferiscono in Umbria o in Toscana, dove affittano case per una settimana. Così, per far conoscere altri luoghi speciali che l’Italia può offrire, mi sono interessato a queste zone investendo in tre strutture: Parco del Principe in Toscana, Borgo Bastia Creti in Umbria e Hotel Vannucci a Città della Pieve. Quest’ultimo, recentemente acquistato, sarà perfezionato e, nel giro di due anni, completamente ristrutturato. Con 30 camere e due ristoranti, uno gourmet e l’altro tradizionale, si chiamerà Villa Wirth”.

 

D Signor Wirth, da anni lei è molto attivo nel sociale, in Italia e all’estero. Nel 2004 ha fondato e presieduto la Roberto Wirth Fund Onlus, oggi nota come Centro Assistenza Bambini Sordi e Sordociechi Onlus, un’associazione senza scopo di lucro dedicata al sostegno dei bambini sordi e sordociechi e delle loro famiglie. Cosa il pubblico potrebbe fare in più per sostenere – o comunque agevolare – attività come le vostre?

R “Non è stato facile arrivare al punto in cui CABSS (Centro Assistenza Bambini Sordo e Sordociechi) si trova ora. Ho creato l’associazione con un’idea chiara in mente ma all’inizio, come tutte le cose, abbiamo fatto fatica a decollare. Portavamo avanti bellissimi progetti per i bimbi sordi e sordociechi, ma volevo di più, volevo offrire un supporto a tutto tondo e molto più concreto. Poi l’incontro con la Dott.ssa Stefania Fadda, psicologa psicoterapeuta specializzata proprio in sordità e sordocecità infantile; ho capito che era la persona giusta e le ho affidato la Direzione della Onlus. Dopo molto studio, e l’impegno di tutto lo staff, è nato il laboratorio multisensoriale “Il Primo Passo…”, un ambiente pienamente accessibile, sicuro e adattabile alle esigenze di ogni singolo bambino. E’ qui che quotidianamente lo staff lavora con i piccolini sordi e sordociechi da 0 a 6 anni, è qui che si elaborano i programmi di intervento precoce, è qui che si presentano bandi e arrivano premi e riconoscimenti: targhe, lettere, statuette e persino una medaglia dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano! Sono fiero di ciò che ho creato, sono fiero di CABSS, dello staff e dei bambini a cui voglio bene come fossero tutti miei nipotini… Ovviamente il mio auspicio, e quello di tutto lo staff, è di poter ingrandire CABSS accogliendo sempre più piccolini, mi piacerebbe anche che l’Associazione potesse avere una base economica più solida, le piccole Onlus, si sa, non navigano nell’oro. Però io per i bambini sordi e sordociechi ci sarò sempre, non voglio abbandonarli e non voglio che soffrano inutilmente come è successo a me da piccolo. Inoltre, grazie alla borsa di studio che ho istituito nel 1992, oggi denominata “Fulbright-Roberto Wirth”, e accolta nel Programma Fulbright in Italia, molti studenti sordi italiani si sono specializzati negli Stati Uniti apportando benefici ai bambini sordi italiani. Quest’anno ho ricevuto il prestigioso premio dalle mani dell’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia Lewis M. Eisenberg, in occasione del 70° anniversario del Programma Fulbright in Italia. Alla base del riconoscimento, il mio impegno che da oltre 25 anni dedico alla promozione dei diritti dei bambini sordi da 0 a 6 anni, primo fra tutti il diritto a una piena soddisfazione dei loro bisogni specifici”.

 

Grazie e buon lavoro per i prossimi 40 anni Signor Wirth.

 

 

 

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