Lockdown delle feste, tra Natale e Capodanno colpo finale alla ristorazione

Lockdown delle feste, tra Natale e Capodanno colpo finale alla ristorazione

A voler fare dell’umorismo, si potrebbe dire che col nuovo Dpcm il Governo la festa la fa ai ristoranti e che con la chiusura si mette una bella croce sulla ristorazione. Ma il Lockdown delle feste rischia di essere sul serio il colpo finale per il settore già profondamente colpito dalle restrizioni anti-Covid e dal conseguente calo di entrate.

Per l’Istituto superiore di Sanità il 77,6% dei contagi si verifica in ambito domestico (3 su 4). “I luoghi epicentro di contagio del Covid sono prima di tutto le mura domestiche”, dichiarava Domenico Arcuri, Commissario straordinario per l’emergenza Covid il 5 novembre scorso. Che l’ambiente domestico si riveli come il più rischioso per la trasmissione del virus lo conferma anche uno studio realizzato dall’Università San Raffaele, quella di Pavia e dall’Assessorato lombardo alla Sanità, secondo cui nella settimana dal 2 all’8 novembre (dopo che la Lombardia è diventata Zona Rossa) su 2.419 focolai, il 92,7% è avvenuto tra le mura domestiche. Nove contagi su dieci in casa. Non al bar nè al ristorante.

Ma il Governo cosa pensa di fare per contrastare i Covid nelle festività natalizie? Chiudere tutto, imponendo il lockdown nei festivi e pre-festivi. Salvo, lasciare la libertà di poter invitare due persone non conviventi, senza contare i minori di 14 anni, a casa. Nonostante, anche in questo caso, studi dimostrano che proprio i giovani sono veicoli di contagio. Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, oggi tra i più convinti sostenitori della chiusura, lo sosteneva ad agosto

“Bar e ristoranti resteranno chiusi dal 23 dicembre al 6 gennaio. Un periodo che da solo vale circa il 20% del fatturato di un intero anno. In sostanza il Governo, con questa decisione, se confermata, si assume la responsabilitá di decretare la morte di un settore fondamentale per i valori economici e sociali che esprime”, sostiene Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi. “Se fossero confermate le notizie di ulteriori limitazioni – prosegue Fipe – sarebbe la “Cronaca di una morte annunciata” perchè senza adeguati e immediati ristori per tante, troppe aziende del settore sará impresa impossibile reggere ai nuovi ingenti danni che le limitazioni determineranno”.

“Decidere per la zona rossa in tutta Italia durante le festivitá natalizie, senza adeguati sostegni al comparto, sarebbe il colpo di grazia per decine di migliaia di imprese”, dichiara il presidente di Fiepet Confesercenti, Giancarlo Banchieri, “chiediamo al Governo di assumere un impegno serio nei confronti delle imprese della ristorazione italiana, riconoscendo alle attivitá, come giá fatto dalla Germania, ristori al 75% dei ricavi degli stessi giorni dell’anno precedente. Il fatturato di bar e ristoranti nei giorni 24, 25, 26 e 31 dicembre vale da solo un miliardo di euro”.

Il risultato del nuovo Dpcm sarà: pubblici esercizi chiusi – pur nel rispetto delle regole – ma case aperte – senza che nessuno possa farle rispettare (chi controllerà chi è convivente e chi no?). Col risultato che un intero settore, già fortemente provato dalle restrizioni, rischia di subire un colpo mortale da cui pochi riusciranno a risollevarsi. E il cartello “Ci dispiace ma siamo chiusi” resterà su tante saracinesche che non si alzeranno più.    

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