Il paradosso del calabrone, un volo noir sull’Italia brutta

Il paradosso del calabrone, un volo noir sull’Italia brutta. Tutti potremmo essere, e diventare, Luca Magrini. “Eroi” negativi del nostro tempo, dove tutto è diventato troppo veloce e volgare, a volte anche per un semplice “mi scusi”. E’ un uomo normale Magrini, come tanti, che il “brutto” da cui è investito quotidianamente trasforma in un giustiziere tra l’Incredibile Hulk e Green Hornet. A scatenare la sua furia è l’imbruttimento, che pare senza limite ormai, dei suoi simili; non della società, attenzione, troppo facile e abusato capro espiatorio senza volto nè nome. Il nemico di Magrini un volto e un nome ce l’ha: è il furbo che non fa mai la fila complice l'”amicizia” del commesso; l’invasato che ti abbaglia sulla corsia di sorpasso tra i peggiori epiteti; il razzista che cerca sempre qualcuno su cui riversare le sue frustrazioni; l’evasore fiscale che parcheggia il Suv intestato a un prestanome in seconda fila e poi, se glielo fai notare, ti ci manda pure; chi abusa del proprio potere, per favori sessuali o danaro.

Finchè non scatta un “clic”. Quello che è scattato nella testa di Luca Magrini, che un giorno dice basta. Una lucida follia lo accompagna così nella sua personale “pulizia etica” per liberare il mondo da quella che considera feccia umana. Giusto? Sbagliato? Non è questo il punto, o almeno non è solo la questione morale il fulcro del racconto. Stefano Carboni ci mette davanti alla realtà che tutti viviamo, nuda e cruda. Quante volte non abbiamo pensato a quanto sarebbe meglio se qualcuno, che magari ci ha fatto un torto, non ci fosse più, venisse tolto di mezzo? Quante volte noi stessi non abbiamo pensato “quello lo ammazzerei”… Ecco, è davanti a questo che ci mette Carboni, a quel potenziale e latente “clic” che ci potrebbe trasformare in giustizieri “fai da te”. Vittime che si ergono a carnefici. Ma chi è senza peccato? Chi può ergersi a puro, a “diverso”, in un’Italia di “furbi” e “stronzi”? Dove chi è pronto a condannare Luca Magrini, alla fine, non è diverso, quanto a integrità etica, dalle sue vittime. E in quanti non hanno mai sentito quel “tanto lo fanno tutti” con cui ormai si dà giustificazione a ogni cosa? Ecco come la rassegnazione e l’accettazione hanno preso il posto dell’indignazione e della denuncia. Così che anche a chi non piace il sistema in cui è immerso, lo deve alla fine ingoiare, e somatizzare, fino a che, magari, non scatta un “clic”. Meglio dire basta prima, in tanti altri modi. Cominciando a non rendersi complici del “così fan tutti”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *