Big Fish, tra sogno e realtà

La continua ricerca del “Pesce Gigante” come tensione dell’animo e sfida di vita.

 

Big Fish

 

C’è un ragazzo, uno come tanti, che ama la pesca e il mare e appena può si precipita in spiaggia con canne e mulinelli. Per tre lunghi anni cerca il pesce dei suoi sogni, tra tanta fatica, tante delusioni ma anche tanta passione. Gli insuccessi gli portano anche tanta esperienza che gli permette di affinare la sua tecnica nella continua ricerca del “Big Fish“. Non molla, non si dà per vinto. Qualche preda la colleziona pure, ma quei pesci non sono quello che cerca.

Un giorno, dopo tre anni, in un’assolata giornata estiva, ad un tratto una delle tre canne in pesca si piega brutalmente; sembra quasi possa spezzarsi da un momento all’altro; anche il picchetto di un metro e mezzo, ben piantato per metà nella sabbia, sembra possa sdraricarsi tanta è la forza con cui ciò che è attaccato all’altro capo del filo tira; la frizione non smette di sibilare; in bobina ci sono 500 metri di trecciato da 80 libre; ne manca ormai meno di un terzo allo stop.

Passano pochi lunghissimi secondi. Il ragazzo è sulla canna, la impugna saldamente col cuore in gola, la sfila dal picchetto, pianta la parte terminale tra la coscia e l’inguine e ferra. Sembra un motoscafo ciò che ha agganciato la sua lenza. Il recupero è lento e faticossissimo, con continue e possenti fughe della bestia attaccata all’amo del 7/0 da big game.

 

Big Fish

 

La fronte del ragazzo è imperlata di sudore, le gambe gli tremano per l’emozione e sente il cuore pompare forte; la mente è un pò annebbiata per le scariche di adrenalina e la calura; per un pò pensa a una verdesca, che non è inusuale si avvicinino alla costa nelle calde giornate estive. Dopo mezz’ora vede il pesce salire in superficie.

È Lei! Maestosa e dalla livrea color platino che luccica sotto i raggi del sole; domata dalla fatica. Sul gradino della risacca il compagno di pesca e amico fidato la raffia al primo colpo. Un errore sarebbe stato fatale. Il pesce è trascinato sulla riva in una scia rossastra che svanisce quasi subito nella leggera risacca di Mezzogiorno. Il sogno è realtà. Grazie a quella tensione dell’animo, mai spenta, mai sopita.

 

Big Fish
Agostino Talarico col suo Big Fish, una ricciola di 33 kg

 

Un incontro casuale quello con Agostino Talarico, il Sampei protagonista di quest’avventura, avvenuto un paio di anni prima; una chiacchierata sui big fish…un altro incontro casuale allo stesso posto dopo due anni esatti in una torrida giornata d’agosto… e la sagoma lucente del pesce sul bagnasciuga.. Perciò questa storia la sento anche un pò mia. E anche il “Big Fish” lo è. Non passa tutti i giorni, di certo non mi stanco di cercarlo. Perchè in fondo la pesca è un pò come la vita, non bisogna mai smettere di inseguire i propri sogni. Anzi, bisogna tenerli stretti a se’. Quel pesce però mi ha emozionato, come se facendosi catturare, la seconda volta che passavo di la e incontravo Agostino, mi avesse voluto dire: “Vedi che esisto? Non mollare mai!”.

 

PS chi ne sa un pò di pesca sa anche bene che un pesce così dalla spiaggia (in Italia) è un’impresa più unica che rara. La pesca alla ricciola si pratica dalla barca a traina e, pur essendo comunque un’impresa issarla a bordo, è tutta un’altra cosa; diciamo che è un punto di partenza privilegiato: vai dove sai che possono esserci, accendi l’ecoscandaglio, manovri la barca per stancare la preda una volta allamata… e magari ti ci portano e ti preparano tutto; tu hai solo il gusto di “pomparlo” con canna e mulinello seduto sulla tua bella sedia da combattimento.
Per la cronaca, Agostino ha catturato la sua preda da 33 kg (33!) a 100 mt dalla riva con un muggine vivo di mezzo chilo come esca. Se non un guiness, tra i record storici della pesca ai grandi predatori dalla spiaggia.

 

Clicca qui per visualizzare il video con le fasi finali della cattura! 

E se hai la “fortuna” di catturre una preda simile, hai voglia in quanti modi la puoi gustare…guarda qui

 

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