Flashmob #Ioaprosoloinsicurezza, da Vissani e Bowerman No a #Ioapro

Gianfranco Vissani non avalla la protesta #Ioapro – ideata da Umberto Carriera e cresciuta via social – e si schiera con il fronte più legalitario di #Ioaprosoloinsicurezza di Pasquale Naccari. Lo Chef umbro, sempre pronto alla provocazione, che è anche presidente dell’associazione Ristoritalia, non rinuncia ad accusare il governo – “ci stanno uccidendo. Tanti nostri dipendenti sono in attesa della cassa integrazione e il decreto Ristori è solo una mancetta” – ma non si lascia conquistare da quelle che Fipe Confcommercio non esita a definire “azioni senza storia e senza futuro, che penalizzano tutti”.

Anche la Chef Cristina Bowerman, presidente dell’associazione Ambasciatori del Gusto, non aderirà alla protesta #localiaperti venerdì. “Non sono d’accordo. Noi siamo per il rispetto delle regole”, ha dichiarato la Chef al “Messaggero”. Dello stesso avviso lo Chef stellato Mauro Uliassi, che ricorda: “il covid è un pericolo reale e se gli esperti dicono di chiudere non possiamo che seguire in maniera scrupolosa l’indicazione. La protesta eventualmente va fatta per ottenere finanziamenti necessari alla sopravvivenza delle nostre attività”.

L’altra protesta, quella di Naccari, portavoce di Tni – Tutela Nazionale Imprese e leader di Ristoratori Toscana, è un flashmob che invita tutti a cena, dalle 20 alle 22, ma senza somministrazione di cibo e bevande. I ristoratori simuleranno l’apertura serale con luci e musica accesa, la sala allestita con titolari, dipendenti e clienti presenti a pranzo. Poi si siederanno a tavola rispettando il distanziamento ma senza consumare nulla.

Per “dimostrare – dice Naccari – che il virus non ha orario e che se si può pranzare, rispettando tutti i protocolli, si può anche cenare”; perché, aggiunge, “un locale sicuro alle ore 12 smette di esserlo alle 18? Se l’indice di contagio Rt è basso, se la regione è in zona gialla e le attività commerciali sono aperte, perché i ristoranti non possono lavorare a cena o nei fine settimana, non possono svolgere la loro attività in sicurezza, come accade per un negozio o un ufficio?”.

“Io avrei aderito a #ioapro, tenendo aperto il ristorante, ma credo che a Genova sarei l’unico a farlo”, ha fatto sapere lo Chef Ivano Ricchebono precisando che i ristoratori genovesi preferiscono non aderire all’iniziativa. “Dobbiamo trovare il modo di riprendere a lavorare – ha aggiunto Ricchebono – nel pieno rispetto delle linee guida anti-Covid, ma è necessario riprendere. Per esempio, potremmo introdurre la prenotazione obbligatoria in modo che non ci siano assembramenti all’esterno. Insomma dobbiamo trovare un modo per gestire la clientela in assoluta sicurezza. Ma sembra non si vogliano trovare soluzioni, continuano a tenerci chiusi, non sappiamo nemmeno se possiamo aprire nel week end”.

Venerdì, intanto, l’Italia della ristorazione si presenta divisa nella lotta per la riapertura. Da una parte ci saranno quelli che apriranno “solo in sicurezza”, dietro lo slogan “Perché a pranzo sì e a cena no?”, dall’altra quanti faranno disobbedienza civile, violerando di proposito le regole e aprendo i locali con la somministrazione a pranzo e a cena.

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